La ripresa del turismo verso le metropoli mondiali

L’anno 2020 ha purtroppo segnato un brutto colpo per tutti i settori economici e ha lasciato profondi segni nella vita di tutti noi. Per questo articolo abbiamo preso spunto dallo studio Global City Travel (GCT) recentemente pubblicato da Tourism Economics  che aiuta a comprendere le diverse velocità che la ripresa post-pandemia avrà nel comparto turistico-economico-sociale. Ci concentreremo soprattutto sull’impatto del tessuto urbano delle maggiori metropoli mondiali con quello invece più rurale. Le grandi metropoli sono di fatto concentrazioni di persone ed è qui che eventi, piazze, strade, edifici pubblici rappresentano più che mai il simbolo dell’aggregazione sociale.

In un mondo che da un anno e mezzo ci porta a diffidare della vicinanza fisica anche dei nostri parenti più prossimi è chiaro che la nostra mente porta con sé anche la preferenza per un turismo, di piacere o d’affari che sia, maggiormente orientato verso destinazioni secondarie piuttosto che verso le grandi città.

Inoltre le attrazioni principali delle grandi città sono spesso luoghi chiusi; luoghi quindi che ad oggi sono ancora poco utilizzabili o magari utilizzabili ma non al massimo delle loro capacità. Vengono imposte restrizioni, forti limitazioni alle numeriche di accesso delle persone ed alla fruizione dei loro servizi. Pensiamo per esempio ai grandi meeting di centinaia di persone. Da circa un anno e mezzo questi meeting che da sempre vengono realizzati nelle metropoli proprio per facilitare gli arrivi da tutto il mondo sono rimasti fermi e sappiamo che la ripresa di questo settore sta timidamente ricominciando solo ora con le dovute cautele.

Nei due grafici seguenti vediamo appunto come lo studio GCT abbia analizzato le perdite 2021 versus 2019 per area geografica e quali previsioni ipotizza per gli anni a venire.

Per il “Non-city”, ovvero le destinazioni secondarie, si prevede appunto una ripresa molto più veloce con già una crescita versus il 2019 anche molto netta durante il prossimo anno (+12%). L’andamento degli arrivi sia internazionali che nazionali nelle metropoli (“City”) presenta invece un trend più lento di circa un 10/12%, con buoni segnali comunque già dal 2022, anno in cui si ipotizza di raggiungere i livelli del 2019.

Il secondo grafico mostra invece le differenze tra regione e regione. L’Europa è il continente dove le metropoli hanno registrato le maggiori perdite. Questo poichè penalizzata  dal fatto che la maggior parte degli arrivi sono normalmente internazionali ed intercontinentali. Ad esempio Londra, la prima città europea per arrivi, ha il 68% dei suoi turisti proveniente dall’estero. In netto contrasto invece le città del Far East dove la grande maggioranza degli arrivi è di provenienza locale. Pechino ha addirittura il 90% di arrivi di provenienza cinese. Per lo stesso motivo i grandi spazi turistici del Nord America hanno avuto cali molto minori delle città. Differenza invece quasi nulla tra il “city” ed il “non-city” nel Middle East dove l’attrattività è quasi tutta collegata alle città stesse.

Per meglio comprendere i fenomeni sopracitati diamo uno sguardo anche ad un altro grafico che mette l’accento proprio sulle differenziazioni tra turismo interno (-38% nel 2020 rispetto al 2019) e turismo internazionale (addirittura -76%). Come più volte ribadito è stata infatti più veloce la ripresa del traffico domestico. Seppur con la possibilità di differenze regionali, ogni Stato ha posto vincoli chiari all’interno del proprio territorio e per garantire la sicurezza nazionale ha preferito consentire innanzitutto gli spostamenti interni piuttosto che a quelli transnazionali. Gli arrivi totali di visitatori nelle città torneranno in molti casi ai livelli del 2019 solo entro il 2022, in particolare in Cina e negli Stati Uniti aiutati dalla ripresa del traffico domestico. L’Europa come abbiamo detto è  stato il continente che ad oggi ha sofferto maggiormente ma il green-pass potrà certamente essere di grande aiuto favorendo un primo sicuro ampliamento dei confini di viaggio.

Andiamo ora a guardare più nello specifico cosa accade nelle singole metropoli. Quelle asiatiche e nord-americane riprenderanno di sicuro più rapidamente i livelli del turismo pre-pandemia. Si tratta di grandi città a forte caratterizzazione di turismo domestico o che attraggono i maggiori flussi etnici. Secondo lo studio GCT nei prossimi anni cambierà la classifica mondiale per arrivi turistici. Macao e Dubai scalzeranno rispettivamente Bangkok e Hong-Kong ai primi due posti.

Macao è economicamente e socialmente molto legata alla Cina e pertanto i flussi di turismo d’affari, leisure ed etnico provenienti dalla Cina la porteranno ad essere in questi anni al top delle classifiche con oltre 16 milioni di arrivi previsti nel 2022. Dubai è per sua natura invece legata soprattutto al traffico internazionale di tutto il mondo ma a cavallo tra il 2021 ed il 2022 con l’evento Expo (edizione 2020 rimandata di un anno) in un periodo in cui ci si auspica che la stragrande maggioranza della popolazione possa essere vaccinata, si pensa che farà da volano per l’attrattività turistica. Nel 2022 diverse città asiatiche tra cui Singapore, Shenzhen, Shanghai e Kuala Lumpur scenderanno in classifica rispetto al 2019, poiché manterranno un approccio più rigido nel momento di ripresa dei viaggi internazionali e confermeranno una maggiore propensione a viaggi regionali nell’area Asia-Pacifico. GCT prevede comunque che entro il 2025 le città al primo posto per quanto riguarda gli arrivi di visitatori internazionali torneranno a riprendersi il posto in graduatoria che occupavano nelle classifiche precedenti.

La regione Asia-Pacifico rappresenterà 8 delle prime 15 città per la spesa dei visitatori internazionali. Nel 2019 il valore della spesa dei visitatori in arrivo nelle prime 15 metropoli è stato di $254 miliardi, entro il 2025 si prevede che aumenterà a $300 miliardi, e sarà pari al 43% dell’intero volume speso a livello globale dai visitatori delle grandi città. Le prime tre città per spesa dei visitatori internazionali saranno Macao, Hong Kong e Dubai e rappresenteranno il 12% della spesa internazionale a livello mondiale. Il mercato  Asia-Pacifico dominerà l’elenco delle città entro il 2025, a conferma della crescente importanza che l’intera regione  rappresenterà per la crescita futura del turismo. La posizione dominante di quest’area nello scacchiere del turismo globale è in gran parte dovuta alla crescente domanda in Cina di viaggi all’estero, che prima dell’epidemia di coronavirus rappresentava già il 10% della spesa globale dei visitatori internazionali nelle metropoli ed era in gran parte concentrata sull’area asiatica. Il ritorno ai modelli di crescita pre-Covid, con un numero crescente di famiglie con reddito medio in tutta la Cina, continuerà a sostenere questa solida ripresa in tutta la regione.

Bangkok per quanto riguarda la spesa media dei turisti scenderà al 6° posto, ma entro il 2025 tornerà a alla sua precedente posizione anche in funzione della diminuzione media di spesa che subiranno anche altre grandi città del sud-est asiatico. Al contrario una più alta spesa media dei turisti internazionali consentirà a New York di migliorare il proprio ranking (5° posto) rispetto alla decima posizione occupata nella classifica delle metropoli per numero di arrivi internazionali.

Massimiliano Brunelli – UVET GBT Supplier Relations

Fonte: GCT Research – Tourism Economics

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