È ormai trascorso ben più di un anno dai primi focolai di covid che hanno scosso il mondo. Facciamo quindi una rapida situazione delle curve di contagi e di restrizioni che abbiamo visto in questo periodo succedersi in maniera diversa nelle differenti aree del mondo. Sì, perché mentre noi in Europa siamo ormai soliti pensare alla primavera scorsa (marzo e aprile 2020) e poi all’autunno/inverno successivo come periodi di picco del virus, così non è stato nelle altre regioni del Mondo.
Come vediamo dal grafico sottostante ogni area ha vissuto una diversa situazione in rapporto a diversi fattori come la tempistica di manifestazione del virus, i diversi livelli di restrizioni decisi dai governi e le differenti stagionalità dei picchi di spostamenti / viaggi tipici di quelle zone.
In Europa abbiamo vissuto un’estate 2020 con poche restrizioni che hanno permesso un discreto livello di viaggi business/leisure che poi probabilmente sono stati anche una delle maggiori cause del picco di contagi registrato tra ottobre e novembre. Altre regioni hanno avuto invece maggiori restrizioni durante l’estate per poi calare in autunno. Il periodo delle festività natalizie nel mondo cristiano ha prodotto una nuova impennata di contagi a gennaio.

A sostenere questa tesi è anche uno studio che mostra come, non appena ci siano allentamenti alle restrizioni, la prima tipologia di viaggiatori a fare la valigia sia quella del traffico etnico e dei vacanzieri.
Il Business Travel, più accorto a causa anche delle responsabilità che l’Azienda ha nei confronti del proprio personale, tende a ripartire gradualmente senza manifestare grossi picchi. Ecco quindi un grafico che mostra come all’eliminazione della quarantena obbligatoria nei viaggi tra UK e Medio Oriente sia seguita una impennata della curva dei viaggi; etnici in primis per la grande presenza di lavoratori medio orientali in grandi città come Londra.

La situazione dei vaccini annunciata già da fine dicembre aveva fatto sicuramente ben sperare e le previsioni 2021 annunciavano che per il settore aereo a livello mondiale sarebbe stato in grado di recuperare il 51% dei passeggeri del 2019. I ritardi nelle consegne dei vaccini ed i conseguenti nel piano delle vaccinazioni hanno portato invece nei mesi successivi ad un peggioramento delle previsioni. Nello scorso mese di aprile l’ultimo forecast della IATA parlava solamente di un possibile 43% di ripresa rispetto ai numeri del 2019.
Nelle charts seguenti vediamo le previsioni ad oggi del piano vaccinale nei maggiori Paesi. Colossi come la Cina ed il Brasile hanno previsioni molto più a lungo termine rispetto alle altre nazioni. Le cause sono da ricercare ovviamente nei numeri della popolazione ed anche nella dispersione della stessa in territori molto vasti ed a volte difficilmente accessibili. Questo fa si che mentre all’interno di tali Stati il traffico domestico è e potrà continuare ad essere una ottima fonte di ricavi per la ripresa, sul lato del traffico internazionale saranno quelli che potrebbero avere la ripresa più lenta. Gli Stati Uniti, con un piano vaccinale sicuramente più veloce di Brasile e Cina, potranno registrare probabilmente l’impennata maggiore del traffico domestico che, con un allentamento delle restrizioni, potrà così tornare ad ottimi livelli magari già anche nel primo semestre 2022.



Andando più nel dettaglio ecco la situazione che la IATA prevede nel lungo termine ponendo un focus proprio sul differente grado di ripresa del traffico domestico, più veloce grazie alle minori restrizioni all’interno degli Stati, e di quello internazionale, più lento proprio a causa dei veti imposti in entrata/uscita ed dei cambiamenti spesso repentini delle suddette norme da parte dei Governi.
Così se queste assumptions portano a pensare ad un traffico domestico che già quest’anno sarà in grado di registrare un 72% del numeri 2019 e che potrà l’anno prossimo recuperare il medesimo livello pre-Covid, non si potrà dire la stessa cosa per i viaggi internazionali che potranno pareggiare il 2019 solo nel 2024, con un fatturato quest’anno del solo 26% rispetto ai numeri del 2019.

Concludiamo mostrando un grafico sull’analisi della percezione dei viaggiatori. A discapito dei ritardi nelle vaccinazioni e delle situazioni di incertezza che ancora ci riguardano soprattutto nel futuro più immediato, conforta e non poco il fatto che comunque un vaccino sia stato trovato ed un piano vaccinale sia stato messo in atto. Difficile ovviamente fare previsioni corrette nel breve ma quello che conta e che ci fa ben sperare è un senso di ottimismo generale che mese dopo mese dal rilascio della prima fiala di vaccino a dicembre scorso sta mostrando segnali positivi e sempre crescenti.

Massimiliano Brunelli – UVET GBT SUPPLIER RELATIONS