Distanziamento a bordo: si o no? È il dibattito delle ultime settimane. Salute versus Profitto.
Da una parte chi sostiene che nella “fase due” il distanziamento sociale deve continuare ad essere praticato, in special modo in ambienti chiusi come a bordo degli aerei dove si trascorrono più ore; dall’altra chi ne fa una questione economica considerando che, con un basso load factor, nessuna compagnia aerea riuscirebbe a fare profitto.
Il Governo italiano, nell’Allegato 9 del DPCM dello scorso 26 aprile, ha dichiarato testualmente: “Obbligo di distanziamento interpersonale di un metro a bordo dei mezzi di trasporti, nelle stazioni, aeroporti e porti e in tutti i luoghi di transito e sosta dei passeggeri”, oltre all’uso obbligatorio della mascherina, all’obbligo di sanificazione ed igienizzazione degli ambienti ed altre misure volte al contenimento della diffusione del virus Covid19.
«Nessuno ha dimostrato che il sedile vuoto in mezzo riduce i rischi di contagio fra i passeggeri», ha ribadito invece pochi giorni fa il consulente medico della IATA, David Powell. «Si possono prendere misure aggiuntive di protezione che sono efficaci, come indossare la mascherina, evitare troppi spostamenti a bordo ei contatti, servire i pasti in maniera alternata», sostiene l’organizzazione che raggruppa più di 290 compagnie di tutto il mondo. Sono molte in effetti le Compagnie aeree che a bordo dei propri aeromobili montano impianti di aerazione con filtri assoluti HEPA, che assicurano un filtraggio di virus e batteri al 99,97% e che garantiscono un ricambio totale dell’aria della cabina ogni 4 minuti.
«Se guardiamo i risultati dell’anno scorso, solo 4 compagnie sarebbero state in grado di fare utili con un load factor del 62 %», ha aggiunto Brian Pearce, Chief Economis della IATA. Una conseguenza dell’obbligo di tenere vuoto il posto in mezzo sarebbe un aumento del prezzo dei biglietti. «Ci sono dei costi fissi elevati in questa industria che devono essere sostenuti. Pertanto le compagnie cercherebbero di recuperare i ricavi mancanti con un incremento delle tariffe. I biglietti potrebbero aumentare tra il 43% e il 54% per coprire i costi, secondo le aree geografiche».
In mezzo ai due poli troviamo invece chi si ingegna nel pensare a soluzioni alternative. È il caso di Aviointeriors, un’azienda italiana specializzata da oltre quarant’anni nella realizzazione e certificazione di interni per cabine e sedili sugli aeromobili delle principali compagnie aeree, che ha progettato una poltrona speciale chiamata Janus.Si tratta dell’inversione di posizione del posto centrale di una fila di poltrone, che avrà lo scopo di garantire il massimo isolamento tra i passeggeri seduti l’uno accanto all’altro, mantenendo il medesimo comfort. Mentre i passeggeri seduti sui posti esterni, lato corridoio e lato finestrino, continueranno a essere posizionati nella direzione di volo come sempre, il passeggero seduto al centro sarà rivolto in senso inverso.
“Glassafe” è invece il separatore di plexiglass pensato sempre dalla medesima azienda. Viene realizzato con materiale trasparente per rendere l’intera cabina armoniosa ed esteticamente leggera, ma perfettamente rispondente all’obiettivo di creare un volume isolato attorno a ogni passeggero in modo da minimizzare contatti o interazioni via aerea e ridurre la probabilità di contaminazione da qualunque tipo di virus. Infatti, questo sistema isola il passeggero ai lati e sulla parte superiore, come una sorta di conchiglia.
I contro? Il separatore può aiutare anche se non rappresenta comunque una barriera totale; il virus può sempre entrare all’altezza dei braccioli oppure dall’alto. La seconda criticità è sugli spazi: una parete fatta così limiterebbe non poco i movimenti tra i sedili. Inoltre la soluzione Janus sembra richiedere maggiore spazio per l’installazione, oltre al fatto che garantirebbe meno la privacy, poichè il passeggero della fila centrale si troverebbe faccia a faccia ai dei due passeggeri della fila successiva alla sua.
Aggiungiamoci infine tempistiche e costi di configurazione che le compagnie aeree si troverebbero a dover sostenere già dalle prossime settimane.
E ad oggi come si stanno comportando le compagnie aeree?
“La distanza interpersonale di almeno un metro è garantita su tutti i voli in accordo alle disposizioni vigenti”, dichiara Alitalia dal proprio sito. “E’ una cosa che faremo, perché penso che sia qualcosa che i clienti vorrebbero” dichiara Johan Lundgren, CEO di Easyjet. Già dallo scorso 27 marzo Lufthansa, per ogni posto in Economy Class e Premium Economy Class, su tutti i voli, ha predisposto che il posto vicino rimanga vuoto. Sulla stessa linea è Delta; “le sedute centrali sono escluse dalla scelta dell’assegnazione del posto”.
Di avviso diverso AirFrance. “Qualora la distanza sociale non fosse possibile, i nostri equipaggi distribuiscono mascherine alla porta dell’aereo ai clienti che non le hanno.” si legge sul sito della Compagnia transalpina. Analoga iniziativa per Latam; “whenever possible, we will leave the middle seat empty”. Molte invece le compagnie ancora silenti sull’argomento che, ad oggi, non hanno ancora pianificato la ripresa delle operazioni di volo.
Una menzione a parte merita Emirates che, in collaborazione con la Dubai Health Authority, ha testato l’esame sierologico anti-Covid19 lo scorso 15 aprile sulla tratta Dubai-Tunisi. Sugli aspiranti viaggiatori non sono stati eseguiti gli ormai famosissimi (quanto introvabili) tamponi, ma un veloce esame del sangue condotto nell’area check-in di gruppo del Terminal 3 dell’aeroporto internazionale di Dubai con risultati in tempi da record: dieci minuti! Potrebbe essere questa una soluzione per evitare il successivo distanziamento a bordo? Nel frattempo la compagnia emiratina ha disabilitato anche la possibilità del check-in online affidando ai propri team operativi l’assegnazione preventiva dei posti ai passeggeri in base alle regole del distanziamento sociale.
Massimiliano Brunelli – UVET GBT Supplier Relations