Turismo, tra boom di prenotazioni e difficoltà nel gestire la ripresa. Facciamo chiarezza sulla situazione del traffico aereo europeo.

In questi ultimi mesi stiamo assistendo ad una crescita improvvisa di prenotazioni di viaggi, nazionali e internazionali. Come riportato da IATA, il traffico aereo si sta avvicinando ai livelli pre pandemia con l’83% di passeggeri in volo: un dato che era solo al 30% a gennaio 2022. 

Fonte: lastampa.it

Se è vero che possiamo considerare positivamente questi dati, poiché portano ad aumento dei ricavi e ad un potenziale miglioramento della redditività del settore, dobbiamo considerare che la situazione è più complessa e delicata di così.

L’inaspettata crescita delle prenotazioni ha infatti portato a difficoltà nel far fronte alla mancanza di personale, a problemi infrastrutturali e a passeggeri che lamentano alti costi dei biglietti e dei servizi di terra. Vediamo di fare chiarezza sui fattori che possono portare ad alcuni disservizi, durante questo periodo di ripresa consistente e improvvisa.

Viaggi nazionali e internazionali: come procede la ripresa?

Sia le prenotazioni aeree nazionali che internazionali sono sulla via della ripresa, entrambe positivamente  influenzate dall’aumento della possibilità e dalla voglia di viaggiare. Dato che le restrizioni di viaggio sono state più limitanti per i viaggi internazionali, la ripresa negli ultimi due anni del traffico aereo è avvenuta principalmente grazie ai viaggi nazionali.

Dopo una breve battuta d’arresto a febbraio, le vendite sul mercato nazionale sono tornate a crescere, mentre le vendite internazionali, pur presentando numeri più bassi, sono comunque in costante aumento dall’inizio del 2022, in particolare da quando le restrizioni sono state revocate in Europa e in America. Lo scenario nuovo è che il divario tra le prenotazioni internazionali e nazionali si sta riducendo.

Attualmente infatti, l’allentamento delle restrizioni di viaggio e la forte domanda repressa stanno consentendo alle prenotazioni internazionali di riprendersi più velocemente. Le vendite di biglietti per i viaggi internazionali hanno persino superato, per alcuni giorni, i viaggi nazionali all’inizio di maggio, probabilmente perché con l’arrivo dell’estate, le persone hanno pianificato le vacanze, desiderose di viaggiare all’estero.  Globalmente, le vendite internazionali e nazionali sono rispettivamente al 66% e al 72% dei livelli del 2019.

In pratica, nonostante i viaggi totali non siano ancora a livelli del 2019, siamo tornati quasi ad una situazione pre-pandemia per quanto riguarda la differenza tra la quantità di viaggi internazionali e quelli nazionali che ormai seguono un trend simile.

Assistiamo a questa situazione anche considerando il load factor – il rapporto tra passeggeri trasportati e posti offerti – e l’indice di capacità offerta dai voli.

Guardando il grafico sottostante, non solo i load factor si sono ripresi rapidamente essendo, durante aprile 2022, a quasi il 94% dei livelli pre-pandemia, ma vediamo come il divario tra il load factor dei viaggi nazionali e quelli dei viaggi internazionali si sia ristretto negli ultimi mesi.

Per quanto riguarda la capacità invece, essa è ancora al di sotto dei livelli pre-pandemia, ma anche in questo caso, il divario tra la capacità dei voli nazionali e quella dei voli internazionali, si sta chiudendo. Essendo entrambi fattori influenzati dalle restrizioni e dai viaggi effettuati, il fatto che sia il load factor che l’indice di capacità siano aumentati contemporaneamente, confermano che la domanda di viaggi all’estero sta decollando.

Le difficoltà da affrontare durante la ripresa

Nonostante i dati positivi di crescita del settore, vediamo ancora molta incertezza e rallentamenti, che hanno portato ad alcuni disservizi durante fine Maggio ed inizio Giugno e che probabilmente si dilungheranno nei prossimi mesi.

L’estate europea, ma non solo, nei cieli rischia di essere molto complicata a causa di una ripresa per certi versi inattesa e per la quale i principali operatori non erano preparati. A causa della pandemia infatti, si è dovuto ricorrere ad una massiccia riduzione del personale, così oggi, le compagnie aeree si trovano con un numero ridotto di piloti e steward e a far fronte a una voglia di volare da parte degli europei e degli americani che non ha eguali.

È un problema globale che i CEO delle compagnie hanno cercato di affrontare nel vertice della Iata a Doha.

Ad esempio, gli Stati Uniti, a causa di un weekend lungo di festa, hanno visto un record di passeggeri spostarsi insieme ad un picco di ritardi e di cancellazioni. Dai varchi di sicurezza negli scali americani sono transitate in un solo giorno oltre 2,4 milioni di persone, mai così tante. A causa della combinazione tra questo surplus di viaggiatori, cattivo tempo, carenza di personale e problemi infrastrutturali, le compagnie aeree sono state costrette a ritardare 9 mila voli e a cancellarne quasi 4.500 in appena tre giorni. Problematiche che si ripercuoteranno anche nei mesi a venire: la Southwest Airlines ha tolto dai suoi piani 20mila voli, la Delta ne ha tolti 100 al giorno fra il primo luglio e il 7 agosto.

In altri Paesi la situazione è anche più complicata. Ad esempio in Gran Bretagna e in Germania i licenziamenti hanno tagliato ai minimi termini l’occupazione, e adesso recuperare terreno non è facile.

In Italia, benché la ripresa sia stata più veloce del previsto, con il traffico aereo che è tornato vicino all’85% del periodo pre Covid (che per lo scalo di Fiumicino si traduce in circa 110 mila passeggeri al giorno contro i 130 mila del 2019), i disagi sono leggermente ridotti e legati a qualche ritardo o cancellazione.  A rendere complicata la situazione è più che altro la forte interconnessione del mercato, per la quale un qualunque ritardo o cancellazione si ripercuote a catena sull’intera rete di trasporti.

In Gran Bretagna, i disagi negli scali londinesi sono tali che Heathrow ha chiesto alle compagnie aeree di tagliare il 10% dei voli, mentre EasyJet ha annunciato una riduzione del 13% ai 160.000 voli normalmente previsti tra luglio e settembre (l’azienda ha affermato che da luglio a settembre ridurrà la sua capacità di trasporto aereo all’87% rispetto al 2019, periodo pre covid. Percentuale inferiore alle aspettative che prevedeva un ritorno dei voli al 97% durante l’alta stagione estiva). La mancanza di personale si ripercuote anche sul ritiro bagagli, questione non tralasciabile: per questo motivo l’aeroporto di Heathrow ha dovuto cancellare una trentina di voli e lasciare a terra circa 5.000 persone. L’aeroporto di Gatwick ha invece imposto un tetto al numero di voli giornalieri. Qui il problema della mancanza di personale è aggravato dalla Brexit che complica il reclutamento di nuovi lavoratori.

Nei Paesi Bassi, l’aeroporto olandese di Schiphol, ad Amsterdam, taglierà il 16% dei voli in programma per la prossima estate. Una decisione presa a causa della mancanza di lavoratori nella scalo, dalla sicurezza all’accettazione. Qui i disagi sono anche aggravati da scioperi e proteste sindacali dei lavoratori che hanno portato al blocco delle attività per evitare l’insorgere di situazioni più critiche.

In Germania, qualche giorno fa sono stati cancellati senza preavviso quasi il 10% dei voli in partenza dall’aeroporto di Düsseldorf operati Eurowings, e Lufthansa ha comunicato il taglio di 900 voli per luglio e un altro centinaio di Eurowings per la mancanza di personale di volo e di terra. Qui la scarsità dell’organico non provoca solo cancellazioni, ma anche lunghe attese agli sportelli.

Ma non è solo la mancanza di personale a creare possibili disagi. Oltre ai rallentamenti nel riportare in uso gli aeromobili lasciati in stoccaggio durante la pandemia, anche l’aumento dei costi provoca ulteriore complicazioni. Se è vero che quest’anno le compagnie aeree vedranno ridotte le loro perdite, grazie appunto al boom di prenotazioni, è vero anche che l’inflazione sui prezzi dell’energia e del carburante renderà ancora più complicata la crescita. Il CEO della United Airlines, per esempio, ha stimato che il costo del carburante salirà a  12 miliardi di dollari se gli attuali livelli di prezzo resteranno intatti.

Inoltre, c’è ancora un alto grado di incertezza, che si è tradotto nello spostamento delle prenotazioni più sotto data rispetto al viaggio. Ad aprile e maggio un buon  43% delle prenotazioni internazionali e addirittura il 63% di quelle nazionali riguardavano viaggi per gli stessi mesi, mentre il 49% delle prenotazioni internazionali e solo il 33% di quelle nazionali riguardavano viaggi estivi (giugno-settembre). Solo l’8% di quelle internazionali e il 4% delle prenotazioni nazionali riguardavano viaggi dopo settembre. Questa evoluzione rende più complicato per le compagnie aeree pianificare i propri servizi e comunicarli, e il tutto si traduce in maggior incertezza e lentezza nelle operazioni.

La situazione generale sta generando un crescente malcontento a ogni livello. I disagi si verificano tra i gestori degli scali, per la manutenzione delle piste di atterraggio, sulla gestione della logistica e anche sui servizi a terra. Fra i passeggeri, si creano code agli sportelli in aeroporto e frustrazione nell’attendere notizie su voli in ritardo. Il personale di terra è costretto ad un aumento di turni. Il tutto mentre le compagnie aeree si trovano in profonde difficoltà nel far volare a pieno regime le loro flotte.

Fonti:

IATA – Monthly Statistics_June 2022

IATA – Economics based on data from DDS

Sky TG 24 – EasyJet, decine di voli cancellati per l’estate 2022: ecco perché

La StampaDa Malpensa ad Amsterdam la ripresa ha spiazzato le low cost_21 Giugno 2022

La StampaAeroporti, estate nel caos_21 Giugno 2022

Travel Quotidiano_EasyJet taglia l’operativo di giugno per limitare i disservizi legati alla mancanza di personale_14 Giugno 2022

L’agenzia di Viaggi_Lufthansa, mille voli cancellati: “Manca il personale”_10 Giugno 2022

Giorgia Camisasca, Salvatore Sacco – Marketing & Communication Department

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